domenica 28 aprile 2013

UNA CANDIDATURA AL CARDIOPALMA


L’idea della candidatura di Riccardo Evangelista nasceva da
due constatazioni e due convinzioni:


La prima convinzione è che la nascita della “seconda repubblica” si fosse troppo, direi esclusivamente, concentrata sugli aspetti tecnici del funzionamento del paese e non sugli aspetti morali che sono poi quelli che, in definitiva, permettono ad una collettività di progredire. A nessuno ormai sfugge il fatto che della tensione morale che ha caratterizzato il nostro paese in quella che viene chiamata “prima repubblica” oggi non se ne ritrovi traccia. Colpisce, inoltre, osservare che la “seconda repubblica” in qualche modo era nata sulla spinta di una visibile reazione popolare, oggi assistiamo ad una assuefazione alla malagestione.
La seconda convinzione era che fosse stato un errore aver rinunciato a proporre o riproporre il tipo di morale a cui volessimo ispirarci. In pratica l’aver fatto intendere che bastasse ispirarsi ad una pubblica proposizione di un generico “bene comune” senza l’aggettivo “cristiano” avrebbe di per sé fornito una sufficiente copertura culturale, garantito una classe dirigente e comportamenti “virtuosi”. La realtà, invece, ci faceva osservare che il “bene comune” involveva in “bene particolare” degenerando in una spirale corruttiva, di cui non se ne intuisce il limite e che, purtroppo, anche molti politici cristiani finivano per dimenticare l’aggettivo “cristiano” in nome del politically correct (o semplicemente perché si vergognavano di quello che facevano). Questo errore culturale contribuiva a degenerare la situazione.
Bisognava, allora, trovare un personaggio che avesse un vissuto cristiano (per formazione e azione culturale), che fosse
totalmente nuovo (interessato ma non impegnato) nell’ambiente politico, che volesse impegnarsi in politica, che fosse dalla politica economicamente autonomo (avesse già un lavoro), intendendo questo come un elemento aggiuntivo a garanzia della sua libertà di giudizio.
Serviva anche un’altra condizione: doveva avere un  impegno familiare.
Questo aspetto, che come si può immaginare può tramutarsi in un peso per l’attività politica, è fondamentale nella visione della società che noi intendiamo.
Se noi intendiamo la famiglia come base della società non possiamo non proporre pubblicamente modelli che nella famiglia trovano la fatica e la gioia della loro azione quotidiana.
Cose più facili a dirsi che a farsi.
In questo quadro è maturata la candidatura di Riccardo Evangelista.
Il collocamento partitico vedeva nell’UDC un naturale interlocutore.
Succede, però, che l’UDC semplicemente si sfalda, mentre le ultime elezioni politiche restituiscono al centro la concretezza di un forte voto di opinione (nella forma aggregata con la Lista Civica per Monti con circa il 10,00%) l’apparato del partito riceve una sconfitta senza precedenti.
La sconfitta elettorale dell’UDC è talmente forte che il partito decide di non presentarsi.
Contemporaneamente anche la Lista Civica per Monti decide di non presentarsi.
Rimaniamo senza interlocutori. 
Intanto il centrosinistra, per la verità praticamente sinistra,
sceglie come candidato a sindaco Marino, un nome per noi non solo culturalmente distante ma decisamente contrario, ci divide principalmente la valutazione su quelli che noi cristiani chiamiamo i valori non negoziabili.
Il centrodestra, per la verità praticamente destra, sceglie come candidato l’uscente sindaco, cosa questa per noi totalmente
inaccettabile visto il giudizio negativo sulla gestione della città di questi anni . Riteniamo, inoltre, che le vicende che hanno coinvolto anche consiglieri del comune di Roma o rappresentanti delle municipalizzate impongano, almeno, un momento di riflessione; anche qui, in definitiva è una questione di valori non negoziabili.
Venivamo intanto in contatto e poi in accordo con Elisabetta Parise esponente del gruppo giovani della fondazione “Formiche”
impegnata a costruire una rete romana a sostegno della sua candidatura al comune e con caratteristiche personali simili a quelle di Riccardo e con la stessa voglia di “fare”.
In posizione distaccata, prendeva intanto quota, la candidatura a sindaco di Alfio Marchini.
Tale candidatura si poneva distinta e distante dalle esperienze politiche della nostra città e nella sua novità ci incontrava e concordava sia sul piano dei principi che dei valori.
Ecco, allora, il naturale sbocco nella lista civica a sostegno di Alfio Marchini (quella con il cuore).
Cri, cri, cri, cri eppure un tarlo ancora ci provocava.
Provocazione sollecitata anche da tanti amici che in buona fede, conoscendoli ne siamo certi, ci sottolineavano il problema della rilevanza. Pur condividendo l’inagibilità del sistema e la giustezza di una nostra terza collocazione osservavano come, alla fine, potessimo essere irrilevanti e sarebbe stato opportuno, in ogni caso, trovare una posizione all’interno dei due schieramenti più grandi con maggiori probabilità di essere eletti. Se poi i contenitori non erano proprio accettabili, l’importante, anche in una situazione non agevole, erano i contenuti, la possibilità di fare, sempre e in ogni caso, del “bene”.
In effetti . . . . . .
Qui, però, non stiamo comprando un tosaerba, non stiamo pensando di trovare un esperto di fogne, di giardini pubblici o di sensi unici, siamo convinti che di tosaerba, esperti di fogne, giardini pubblici e sensi unici ce ne sono tantissimi e sicuramente migliori di noi.
Noi non siamo una organizzazione filantropica, noi non siamo dediti al “bene”.
Noi ci impegnamo al “bene” in base a quello che siamo e quello che siamo si articola principalmente in un giudizio morale (cristiano) a cui ci sottoponiamo per pensieri, parole, opere ed omissioni e a cui sottoponiamo, anche, i nostri compagni di strada.
Non valutiamo solo le “opere” ma come ci è stato insegnato anche i pensieri, le parole e le omissioni.
A questo ci atteniamo non solo nei comportamenti privati ma anche a quelli pubblici in politica come in economia.
Se analizziamo i fatti in questa luce, avviene, purtroppo non di rado, che le opere spesso spacciate per “buone” altro non sono che abili azioni di marketing per costruire carriere, sviluppare interessi, nascondere fatti, o distogliere l’attenzione a tutela di chi spesso oltrepassa il limite della legalità.
Riflettiamo, ancora, su un altro aspetto: è davvero possibile testimoniare, i nostri principi, i nostri valori (come quelli non
negoziabili) in contenitori con compagni di strada che per formazione culturale o pratici comportamenti non condividono ma ci accolgono per evidenti fini elettorali?
E’ possibile avere frequentazioni “particolari” e sostenere “io sono diverso”?
Ecco, noi pensiamo che questo non sia possibile, noi pensiamo che la testimonianza sia fatta, anche, della costruzione di luoghi in cui i nostri principi e valori siano respirabili, condivisi e proponibli senza ambiguità; questa è la nostra rilevanza, la nostra utilità.
In ultimo valgono le considerazioni che se non staremo in piedi sui nostri principi e valori non staremo in piedi affatto, se non saremo noi a difenderli non ci sarà nessuno che li difenderà per noi.
Non ci riteniamo migliori di chi, in buona fede (tra cui molti amici che speriamo cambino idea) ritiene di effettuare valutazioni e comportamenti diversi dai nostri a noi basta per questo essere conosciuti e riconosciuti.
E adesso, muoviamoci . . . . .

Luigi Milanesi

domenica 14 aprile 2013

Le cosiddette politiche per la famiglia - Il quoziente Roma


 L’avvicinarsi della campagna elettorale per il rinnovo dei rappresentanti al comune di Roma e nei nostri municipi riporta al centro del dibattito, questa volta cittadino, le questioni riguardanti la famiglia.

Purtroppo una parte delle forze politiche (comunemente identificate nell’ambito della “sinistra”) ha esplicitamente scelto un candidato per la carica di sindaco un personaggio  distante dai nostri principi e valori, cosa questa che, per noi, lo rende improponibile.

Un’altra parte delle forze politiche, (comunemente identificate come “destra”) ha scelto di proporre la riconferma del sindaco uscente.

Riconferma che non tiene conto, a nostro avviso, delle incredibili vicende avvenute in questi anni di governo cittadino.

Anche in questo caso noi riteniamo di non confonderci.

Se la “famiglia” è attaccata frontalmente da una miriade di proposte (riconoscimento delle coppie di fatto, adozioni a nuclei omosessuali, etc...) essa è anche attaccata da un uso e abuso, strumentale ai fini elettorali, del suo termine.

Un uso e abuso, che tende a confondere per costruire una carriera elettorale o far dimenticare certi comportamenti, dell’utilizzo della parola “famiglia” evocando, così, concetti che nella realtà non trovano riscontro, per certi versi questo può essere inteso come l’attacco più subdolo.

Abbiamo, quindi, deciso di spendere una parola di verità sul “quoziente familiare” al fine di spiegare cosa sia e smascherare coloro che utilizzano questo termine per evocare un impegno verso la “famiglia” che, come vedremo, non esiste.

In via preliminare dobbiamo dire due cose:

  • non abbiamo allo stato attuale una definizione, univoca e condivisa, di “quoziente familiare” e nemmeno una sua, univoca e condivisa,  evidenza operativa, in sostanza ne esistono diverse versioni e questo pone, quantomeno un problema analitico metodologico e comparativo;

  • in generale, il sistema fiscale adottato, favorisce o meno l’azione di intervento dello stato e la distribuzione del carico fiscale tra i contribuenti ma non risolve il problema della sufficienza delle risorse, se la coperta è troppo corta un diverso sistema fiscale la sposterà da una parte o dall’altra del letto ma rimane sempre corta.
  
Esistono diversi sistemi fiscali.

Nel corrente indirizzo si preferiscono i sistemi fiscali basati sulla capacità contributiva del soggetto passivo d’imposta.

In diversi paesi la capacità contributiva del soggetto passivo di imposta qualificato come persona fisica tende a comprendere oneri gravanti a soggetti a lui collegati.

Il collegamento viene individuato nel concetto di “famiglia fiscalmente rilevante”.

Questo è già in vigore oggi in Italia.

Il meccanismo è attuato attraverso il sistema delle deduzioni (diminuzioni dell’imponibile fiscale) e delle detrazioni (diminuzioni dell’imposta dovuta).

La proposta, come ho segnalato prima è ancora in cerca di definizione, si basa sulll’intuizione di abbattere l’imponibile fiscale del soggetto passivo in base alla quantità (1/2/3/4, etc. figli)/qualità (figli sani, portatori di handicap, invalidi, etc. ) dei componenti il nucleo familiare.

Quindi da una parte abbiamo un sistema che individua il tipo di spesa da agevolare con il meccanismo delle deduzioni e detrazioni, dall’altra abbiamo un meccanismo che abbatte l’imponibile lasciando al soggetto passivo d’imposta la libertà di spesa del risparmio fiscale.

Il meccanismo attualmente in vigore è migliore.

Ad esempio se si vuole agevolare l’acquisto di carrozzine per portatori di handicap basta prevedere una deduzione o una detrazione in materia, lo stesso vale per le spese sanitarie o quelle di istruzione e così via come attualmente avviene.

Il meccanismo del quoziente non garantisce l’intervento agevolativo perché prevedendo un generale abbattimento di imposta non obbliga il soggetto passivo ad effettuare la spesa, lasciando così il bisogno, potenzialmente, insoddisfatto.

Con il quoziente familiare una famiglia con un portatore di handicap otterrebbe una riduzione di imposta senza dover comprare la carrozzina per il portatore di handicap che ne rimarrebbe sprovvisto.

Chiarito questo concetto, ci sembra in maniera sufficiente, sulla dinamica del sistema fiscale dobbiamo spendere ancora una parola su cosa sia successo a Roma e prima a Parma.

Le amministrazioni delle due città hanno chiamato “quoziente familiare” o meglio “Quoziente Parma” o “Quoziente Roma” una cosa diversa da quello che abbiamo spiegato.

Il “quoziente familiare” o “Quoziente Parma” o “Quoziente Roma” proposto ed applicato non è un “sistema fiscale”, come il nome, in ogni caso, evoca ma un correttore di un indice l’ISEE (Indicatore dell Situazione Economica Equivalente) basato su parametri come nucleo familiare, età dei figli, condizioni temporanee di difficoltà economica, etc., che determina la possibilità di avere agevolazioni sui servizzi comunali.

La differenza è notevole e sostanziale: in generale, il sistema fiscale agisce sulle imposte (contribuzione economica indistinta allo stato ed enti locali) e su una generalità di contribuenti mentre gli indicatori agiscono sulle tasse (contribuzione economica distinta a fronte di una prestazione) e solo per alcuni contribuenti.

E’ infatti indicativo come questa agevolazione non sia stata applicata dai comuni di Roma e Parma per le imposte da loro riscosse ma solo per alcune  tasse.

Viene, quindi, fatto passare un messaggio (l’adozione di un sistema fiscale a favore delle famiglie) quello che in realtà è un minor costo di un servizio comunale.

 E’ sufficiente far passare la diminuzione dei costi dei servizi comunali come una politica al cui centro si pone la famiglia?

Non dovrebbe essere già compito, normale, degli amministratori ridurre al massimo i costi di gestione degli enti locali?

Di questo passo gli amministratori potranno inventarsi una diminuzione delle multe automobilistiche rivendicando, anche in questo caso, una attenzione per la famiglia.

All’ignoranza sulla tecnica fiscale, come abbiamo visto, si somma la presa in giro se non il ridicolo. 


Luigi Milanesi

lunedì 8 aprile 2013

Ignazio Marino: ecco come (forse) cambierò Roma


Ignazio Marino: ecco come (forse) cambierò Roma
di DOMENICO LOFANO


”Oggi è un punto di inizio. Adesso dobbiamo cercare di arrivare alle elezioni con il programma e un percorso di trasparenza”. Ignazio Marino inizia così la sua conferenza stampa convocata il giorno dopo la vittoria delle primarie del Partito Democratico per la corsa alla carica di sindaco di Roma.
L’esponente del Pd ha vinto con il 50,75% di preferenze, precedendo David Sassoli (28,12%), Paolo Gentiloni (10,87%), Gemma Azuni di Sel (4,91%), Patrizia Prestipino (3,75%,) e Mattia Di Tommaso del Psi ( 1,59%).
“Grazie a tutti coloro che hanno votato ieri – ha detto Marino – sono stati in tutto 100 mila e 78. E un grazie anche ai volontari”. E a chi, al suo arrivo, gli ha chiesto come andava, lui ha risposto: ”Non potrebbe andare meglio”.
“Non sono schiacciato a sinistra”
Marino ha tenuto a precisare che non c’è nessun posizionamento a sinistra da parte sua. “Sfogliando i giornali ho letto di qualcuno che dice che io sono schiacciato a sinistra. Io mi sento una persona libera con un programma basato sulle idee e non sulle ideologie. Non mi piace parlare di alleanze ma insieme dobbiamo dare idee e non formare gruppi che rappresentano interessi”. Il senatore ha parlato anche del voto degli stranieri. “A Roma i rom sono 7.000, neonati compresi – ha sottolineato -. Se avessero votato tutti sarebbero stati una piccola parte dei 100.000 elettori. Come si fa a dire ”Marino ha vinto le primarie dei rom?”, si chiede Marino respingendo così le polemiche sollevate sul voto dei rom.
“Per Alemanno sono un marziano? E’ un complimento”
Marino ha poi risposto alla battuta del sindaco uscente e candidato per il Popolo della Libertà, Gianni Alemanno, che dopo il successo alle primarie aveva definito il candidato del centrosinistra  ”un estraneo a Roma, calato dall’alto: paracadutato in questa città come una sorta di marziano”. “Ho sentito che questa mattina il sindaco Alemanno ha detto che sono un marziano – ha detto Marino -. Lo confermo, rispetto alla politica di questi anni a Roma, sono un marziano. Lo considero un complimento”.
Le dimissioni da senatore
Marino ha fatto sapere ai giornalisti di aver già telefonato “questa mattina al presidente del Senato Grasso per annunciare le mie dimissioni dal Senato”. Ora quindi ogni sforzo sarà concentrato alla conquista della poltrona di primo cittadino della Capitale.

E sul suo profilo Twitter, il neo candidato sindaco lancia già la sua campagna elettorale. “Voglio che Roma sia una città dove la gente sceglie di vivere e di crescere i propri figli. Investiremo su innovazione,ricerca e sviluppo. Per riportare lavoro a Roma, non disperdere le intelligenze”. Marino assicura, in un altro tweet, che non metterà “insieme gruppi di interesse ma idee per le persone che vivono in questa città. Fuori dai palazzi. Non è politica. È Roma”.

Da www.formiche.net del 08-04-2013