sabato 26 gennaio 2013
venerdì 18 gennaio 2013
Europa e adozioni
L’Europa sembra ormai avviata
verso la totale accettazione dell’adozione da parte di single e di coppie di
fatto lasciando presagire che presto l’Italia dovrà adeguare la propria
normativa in materia.
Inoltre, spesso in occasione
della chiusura degli orfanotrofi si è tornati a parlare del problema dei
bambini abbandonati e della necessità di aggiornare la normativa che regola
l’adozione al fine di abbreviare ed ottimizzare i tempi per la realizzazione
del progetto adottivo.
Senz’altro tutti i genitori adottivi
che abbiano “subito” il lungo iter burocratico per arrivare all’adozione, sperano
che presto venga fatto qualcosa. E’ un desiderata comune, infatti, proprio la
revisione di tutta la normativa nazionale sia in termini di semplificazione
amministrativa, sia in termini di snellezza di procedure , sia in termini di
riduzione dei tempi di attesa e dei costi.
Sicuramente l’apertura alle
coppie di fatto, considerato l’attuale ritardo delle coppie in genere ad
arrivare al matrimonio e le diverse scelte possibili, potrà facilitare qualche
adozione in più rispetto alle attuali e forse non è negativa anche l’apertura
alle adozioni da parte di single per evitare la permanenza nelle case famiglia
dei minori abbandonati.
Le difficoltà economiche che oggi
i giovani incontrano quando decidono di costruire un nucleo familiare possono
solo aggravarsi con il diventare genitori, anche se in questo caso non cambia
essere genitori naturali o adottivi.
Inoltre, è noto l’elevato numero
di coppie in attesa di adozione che non riescono a veder realizzato il loro
percorso sia in ambito nazionale che internazionale, coppie che aspettano ormai
da anni con i decreti di idoneità già ufficiali ma che fanno parte di lunghe
liste di attesa spesso causate da motivazioni poco chiare e trasparenti: la difficoltà di adottare
minori italiani e i molteplici vincoli che altri stati impongono per i minori
stranieri.
Infine la riflessione più
importante è quella che nasce dalla personale esperienza di adozione che rende
quotidianamente indispensabile la presenza di una coppia affiatata, salda e stabile che riesca ad affrontare le
precipue difficoltà scaturenti dalla genitorialità adottiva.
La contestuale presenza del padre
(uomo) e della madre (donna) sono fondamentali per la crescita equilibrata del
minore che ha subito l’abbandono da parte della figura materna, che non ha
quasi certamente vissuto alcun rapporto con la figura paterna e che deve
rapportarsi ad un adulto per poter costruire la propria individualità. E’
indispensabile che l’adulto di riferimento riesca a comunicare stabilità
emotiva e psicologica e riesca a dare le certezze necessarie affinché il minore
si senta accettato, protetto, amato e accompagnato nella sua crescita
psicofisica.
Pur ritenendo in linea di
principio che, per un bambino abbandonato, sia meglio essere comunque adottato,
anche da un solo genitore o da una tipologia particolare di coppia, piuttosto
che rimanere in istituto senza specifici rapporti affettivi; va affermato con
forza che, prima di queste adozioni alternative, dovrebbero essere
completamente esaurite le liste di attesa da parte di famiglie “secondo natura”
e, solo quando per il minore non vi fosse altre possibilità, scegliere
soluzioni diverse.
Alla base di questa affermazione
l’esperienza personale di genitori adottivi di minori già grandi che nel giro
di pochissimo tempo dall’essere diventati genitori si sono dovuti scontrare con
le problematiche della filiazione adottiva “aggravate” da quelle tipiche dell’adolescenza.
In primo luogo, perché il minore
adottato avendo sofferto principalmente l’abbandono da parte della madre è
quindi portato a contestare e a difendersi , per paura di un nuovo
abbandono, dalla nuova figura materna.
Questo fatto nella vita di tutti
i giorni rende indispensabile la figura maschile, paterna, che diventa il solo
tramite con il femminile e che riesce, attraverso la dimostrazione di amore e
fiducia nella madre, a far si che il figlio impari a fidarsi e ad amare di
nuovo senza timore.
In secondo luogo d’altra parte,
l’eventuale assenza di una figura femminile, materna, nella vita del minore
abbandonato impedirebbe il superamento del trauma iniziale e non favorirebbe il
riformarsi del rapporto di amore e fiducia verso la parte femminile di sé
stesso e del mondo necessaria alla crescita equilibrata del minore.
genitoriadottivi@yahoo.it
giovedì 10 gennaio 2013
Una idea di scuola
Presi dai
problemi della crisi economica sembra che molte tematiche siano scomparse dalle
riflessioni, così tutto sembra sospeso: sono scoparsi i ragionamenti su scuola,
lavoro, sanità, casa.
Tutto
sembra essere passato in secondo ordine rispetto alla necessità, giusta, di far
quadrare i conti, che poi senza molta fantasia si tratta di trovare il modo di
aumentare l’imposizione fiscale e tagliare le spese statali.
Eppure i
problemi rimangono presto o tardi qualcuno dovrà riprendere il filo di un
ragionamento politico su come deve
essere impostato il nostro paese.
Sulle
politiche della scuola, del lavoro, sulla sanità sull’abitazione.
Passati i
professori e ristabilito l’equilibrio economico dovremmo tornare a capire cosa
la nostra società vuol fare.
Approfittiamo,
quindi, di questa tregua per alcune riflessioni sul nostro modo di intendere la
scuola sperando di aprire un dibattito utile al nostro paese.
In estrema
sintesi individuiamo nella scuola pubblica il compito principale nell’esercizio
dell’istruzione intesa come l’insieme delle azioni tese all’insegnamento,
divulgazione ed approfondimento delle conoscenze della cultura umana e alla
famiglia l’educazione intesa come il complesso delle azioni tese ad inserire
l’istruzione ricevuta all’interno di un determinato quadro di valori.
Il
tentativo di dare alla scuola pubblica una valenza valoriale è continuo; esso è
preminente in tutti i sistemi politici prettamente dittatoriali, talvolta è
presente anche nei modelli comunemente definiti come democratici da parte delle
organizzazioni, in quel momento, esercitanti il potere.
La difesa
del momento educativo diventa, quindi, la difesa delle libertà individuali
contro la possibile dittatura della maggioranza.
Quando
l’esercizio del momento istruttivo pubblico si accompagna alla divulgazione di
valori e messaggi contrari a chi esercita il momento educativo evidentemente si
creano delle frizioni.
Non esiste
un concetto di subalternità del momento istruttivo a quello educativo (o
viceversa) vi è solo distinzione di esercizio e di finalità, quindi, sarebbe
opportuno che i due ambiti si fondessero o confondessero con dovute cautele e
sempre tenendo presente i reciproci limiti.
A questa
impostazione è opinione corrente che si assegni alla scuola pubblica anche il
compito di veicolare valori ma rimangono irrisolte alcune questioni come ad
esempio quali valori proporre; in concreto questa impostazione si risolve
nell’esercizio di uno stato etico (l’idea di uno stato che pone se stesso come
fonte dell’etica) o nella prevaricazione di una lobby educativa che altrimenti,
nella società, non riesce ad affermarsi.
Fissato uno
standard minimo, tuttavia, non vi è ragione di limitare la libertà di costruire
percorsi istruttivi complementari, integrativi o sostitutivi di quelli
effettuati nelle scuole pubbliche.
Rimane, nel
dibattito, (che in verità sembra essere la vera questione) il problema delle
risorse e la loro ragionevole ripartizione tra gli interessati (insegnanti,
studenti, personale non docente, strutture, etc.).
Su questo
non devono esserci equivoci, una volta assegnata all’istruzione pubblica il
compito di realizzare un determinato iter formativo è fondamentale che siano
forniti tutti i supporti economici necessari al conseguimento dell’obbiettivo,
in termini di adeguata remunerazione del personale, adeguatezza delle strutture
e disponibilità di fondi per la ricerca.
Fatta
questa premessa è ragionevole trovare uno o più parametri per la ripartizione
degli stanziamenti pubblici: in base al numero degli utenti, in base al numero
degli utenti che concludono il ciclo di studi, in base a meccanismi di
deduzione degli imponibili fiscali delle famiglie degli utenti o di detrazione
dalle imposte delle stesse famiglie.
Sono sicuro
che così impostata la questione della scuola possa far sedere tutti intorno ad
un tavolo per intraprendere le iniziative atte a modernizzare questo settore
fondamentale per il nostro sviluppo, sempre che non si voglia continuare in
strumentalizzazioni ideologiche che solo servono a compromettere negativamente
il futuro nostro e delle prossime generazioni.
Luigi Milanesi
Tre considerazioni.
La prima è che dobbiamo impegnarci affinché venga adeguatamente spiegata la nozione di Terzo Polo.
In molti ci chiedono cosa sia e quale sia la sua funzione.
Non è sufficiente la denuncia del fallimento di questo bipartitismo muscoloso che ha condannato l’Italia alla paralisi, non è nemmeno sufficiente la costruzione di una casa comune degli scontenti o degli espulsi dei due poli.
In pratica dobbiamo trasmettere un’anima a questa formazione e questa anima deve essere condivisa da tutti i partecipanti.
Per quanto mi riguarda allora, convinto da questo entusiasmante progetto, prendendo in prestito le parole ricorrenti nello statuto di un altro partito, penso che sia necessario, senza complesso alcuno, comunicare la nostra intenzione di ricostruire un polo nazionale, popolare, aconfessionale di ispirazione cristiana coniugando l’orgoglio dell’essere stati, nel passato, dalla parte giusta della storia con la certezza di indicare, oggi, al nostro popolo la via migliore per la crescita.
In molti ci chiedono cosa sia e quale sia la sua funzione.
Non è sufficiente la denuncia del fallimento di questo bipartitismo muscoloso che ha condannato l’Italia alla paralisi, non è nemmeno sufficiente la costruzione di una casa comune degli scontenti o degli espulsi dei due poli.
In pratica dobbiamo trasmettere un’anima a questa formazione e questa anima deve essere condivisa da tutti i partecipanti.
Per quanto mi riguarda allora, convinto da questo entusiasmante progetto, prendendo in prestito le parole ricorrenti nello statuto di un altro partito, penso che sia necessario, senza complesso alcuno, comunicare la nostra intenzione di ricostruire un polo nazionale, popolare, aconfessionale di ispirazione cristiana coniugando l’orgoglio dell’essere stati, nel passato, dalla parte giusta della storia con la certezza di indicare, oggi, al nostro popolo la via migliore per la crescita.
La seconda è che dobbiamo porre in maniera inequivocabile la questione della legalità.
Non ricostruiremo la passione ed il ruolo della politica se non poniamo la questione della legalità come elemento costitutivo della nostra testimonianza: controllo del territorio, efficienza della pubblica amministrazione, certezza del diritto e della sua osservanza, lotta alle mafie che soffocano il nostro futuro.
Sul queste concretezze ci dovremo misurare e su questo sarà valutata la nostra testimonianza.
Non ricostruiremo la passione ed il ruolo della politica se non poniamo la questione della legalità come elemento costitutivo della nostra testimonianza: controllo del territorio, efficienza della pubblica amministrazione, certezza del diritto e della sua osservanza, lotta alle mafie che soffocano il nostro futuro.
Sul queste concretezze ci dovremo misurare e su questo sarà valutata la nostra testimonianza.
La terza è che dobbiamo modificare l’attuale modello economico che coniugando precarietà nel mondo del lavoro e riduzione dello stato sociale sul fronte pensionistico mina la stabilità delle nostre famiglie.
Non possiamo accettare una politica economica che socializza le perdite e privatizza i profitti e che individua nei tempi difficili come unica soluzione la contrazione degli investimenti in scuola, sanità e servizi e nei tempi migliori indirizzi alle imprese le risorse aggiuntive.
Dobbiamo riprendere in mano la battaglia del giusto valore del lavoro da cui dipende in ultima analisi la vita e la dignità di ognuno di noi e dei nostri figli.
Non possiamo accettare una politica economica che socializza le perdite e privatizza i profitti e che individua nei tempi difficili come unica soluzione la contrazione degli investimenti in scuola, sanità e servizi e nei tempi migliori indirizzi alle imprese le risorse aggiuntive.
Dobbiamo riprendere in mano la battaglia del giusto valore del lavoro da cui dipende in ultima analisi la vita e la dignità di ognuno di noi e dei nostri figli.
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